Il Nuovo Linguaggio del Design: AI e Innovazione secondo Francesco Fumelli
Le interviste di Aracne continuano, a cura di Francesco Cerisano. In questa edizione, presentiamo un’intervista approfondita con il Prof. Francesco Fumelli, Direttore dell’ISIA di Firenze e Presidente della Conferenza dei Presidenti e Direttori degli ISIA d’Italia. Con una lunga esperienza nel campo del design e della comunicazione, Fumelli ha guidato diverse trasformazioni nell’ambito dell’educazione e della ricerca, con un occhio attento alle innovazioni tecnologiche e alla sostenibilità. In questa intervista, esploriamo con lui le sfide e le opportunità che l’intelligenza artificiale offre al settore del design e della moda, insieme alle competenze fondamentali per i designer del futuro.
Puoi raccontarci qualcosa di te e del tuo percorso professionale?
Mi sono diplomato presso ISIA Firenze alla fine degli anni 90 con una delle primissime tesi sul design della comunicazione, dopo che già da qualche anno avevo avviato con tre soci una agenzia di comunicazione e consulenza digitale. Con l’agenzia (e con la mia partita iva) ho proseguito l’attività di consulenza e pianificazione affiancandola alla docenza presso ISIA, LABA e Accademia di Belle Arti (sempre a Firenze) sino al 2016 quando sono stato chiamato dall’allora direttore, prof. Furlanis a ricoprire il ruolo di vicedirettore. Da quel momento la direzione e la docenza di basic design sono state il mio impegno definitivo.
Quali sono le principali sfide e soddisfazioni nel tuo ruolo di direttore all’ISIA Firenze?
La direzione di una istituzione è impegnativa, è una continua sfida che non lascia spazio per altro. Ti costringe ad un confronto continuo con realtà diverse, didattica e studenti, docenti, ministero e normative. Peraltro questi anni post-covid hanno visto una grandissima accelerazione normativa, master, dottorati, revisione settori disciplinari e regole per il reclutamento sono soltanto alcune delle sfide continue che hanno caratterizzato questo periodo. Impegno continuo quindi, che peraltro mi vede coinvolto anche come sistema ISIA come Presidente della Conferenza dei Presidenti e Direttori. La battaglia è far crescere un comparto. Gli ISIA sono istituzioni numericamente piccole che raggiungono risultati importanti e dobbiamo impegnarci per renderle istituzioni ancora più attive, operative visibili e valorizzate
Come vedi l’evoluzione del design industriale e della comunicazione negli ultimi anni e quale ruolo gioca l’intelligenza artificiale in questa trasformazione?
L’evoluzione recente del design industriale, della comunicazione e del design in genere, si caratterizza per una maggiore attenzione alla sostenibilità, al minimalismo funzionale e all’utilizzo e ricerca di materiali innovativi. L’integrazione di tecnologie smart ha reso le esperienze utente più efficaci. In questo contesto, l’intelligenza artificiale gioca un ruolo chiave ottimizzando i processi di progettazione, ottimizzando le idee innovative, migliorando l’analisi dei dati e permettendo una comunicazione ed una produzione più mirate. Questo sta portando a un approccio più efficiente, sostenibile e centrato sull’utente, dove tecnologia e creatività si fondono per creare soluzioni innovative e il design cos’altro è se non questo?
Puoi condividere qualche esempio di progetto di ricerca o metaprogettazione che hai sviluppato insieme agli studenti all’ISIA Firenze e che ritieni particolarmente innovativo?
Insegno al primo anno del triennio, la disciplina di basic design che è una disciplina propedeutica che “abitua” al pensare progettuale. Con il mio corso non facciamo progettazione effettiva ma metaprogettazione, non sono quindi in grado di rispondere a questa domanda. Ovviamente – da direttore – seguo e cerco di favorire tutte le idee progettuali che siano portatrici di elementi di innovazione di processo o di prodotto, in ottica di piena sostenibilità.
Come collabori con le industrie locali e internazionali per integrare la ricerca accademica con le esigenze pratiche del mercato?
ISIA da sempre si caratterizza come una istituzione tesa alla ricerca, lo dimostrano le collaborazioni attive, i master istituiti e quelli in via di istituzione e le collaborazioni con aziende enti e fondazioni di ricerca. Tutte realtà con le quali i vari corsi collaborano nell’ottica di una ricerca concreta tesa al raggiungimento di obiettivi progettuali tangibili.
In che modo pensi che l’intelligenza artificiale possa rivoluzionare il settore del fashion design e quali sono le potenziali sfide?
L’intelligenza artificiale può essere – se utilizzata in modo appropriato – un grande “potenziatore di processi” e un “moltiplicatore di opportunità”. Le possibilità di supporto alla ricerca e la facilità di interconnessione ne fanno un grande strumento di metaprogettazione. Credo che quello che è importante dell’intelligenza artificiale è esattamente la sua attitudine all’essere uno strumento flessibile a supporto della conoscenza e della creatività umana. Certo, la si deve gestire e non subire e non deve essere accettata passivamente. Ogni processo creativo la deve prevedere nei contesti per i quali ha senso, controllandone gli output in rapporto agli obiettivi da raggiungere. Certamente ambiti quali il potenziamento di idee iniziali, l’elaborazione di varianti, l’analisi delle tendenze e l’automatizzazione di compiti ripetitivi sono compiti che le AI attuali svolgono benissimo, liberando tempo e risorse mentali, consentendo ai creativi di concentrarsi sugli aspetti più innovativi e concettuali del loro lavoro.
Quali competenze ritieni siano fondamentali per i designer del futuro e come l’ISIA Firenze prepara gli studenti a fronteggiare queste sfide?
Domanda molto difficile, come diceva il prof. Giovanni Klaus Koenig già negli anni 80 “il design è un pipistrello, mezzo topo e mezzo uccello” analogia appropriata per definire come le discipline progettuali siano mutevoli, eterogenee e spaziano dall’ingegnerizzazione del prodotto, alle analisi di sostenibilità alle riflessioni sul ciclo di vita degli oggetti, anche digitali. Chi studia design deve essere pronto a percorrere molte strade contemporaneamente, a lavorare in team e costruire (e ricostruire) molte volte le sue competenze nel tempo. Credo che il ruolo di una istituzione formativa come ISIA oggi abbia il compito di accompagnare i propri studenti in un percorso tortuoso e mutevole ma interessante e importante, perchè dopo l’era industriale oggi abbiamo bisogno di una progettazione che sappia ripartire dai fondamentali.
Quali sono le tue principali preoccupazioni riguardo all’approccio che la persona media sta facendo con l’intelligenza artificiale, specialmente nel contesto del design?
Manca la conoscenza, i motori AI non sono dei database, non contengono informazioni “rubate” (per esempio) citando un sentire comune di chi non è esperto in materia. Manca la conoscenza, manca la coscienza dello strumento. Lo provano le critiche di un certo mondo artistico o letterario (esempio non esaustivo quello di illustratori e scrittori) che la temono come una tecnologia che “copia e ruba il lavoro”. Ma i fotografi non hanno perso il lavoro con l’avvento di Photoshop e il digitale ha trasformato il lavoro grafico e tipografico, ma non lo ha distrutto. Le innovazioni arrivano a prescindere e non si possono fermare, vanno comprese e instradate verso percorsi corretti e sostenibili. L’etica del design sarà la disciplina del futuro. E l’etica sarà la nostra guida anche nel percorso di sviluppo delle AI.